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Comunicato stampa la sfilata del centenario

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COMUNICATO STAMPA

Ecco l’edizione del Centenario della Festa di mezza quaresima 2024 organizzata dal Ducato di Piazza Pontida, in programma dall’8 al 10 marzo 2024.

Venerdì, sabato e domenica di festa quelli dell’8-9-10 marzo prossimi. E’ la Mezza Quaresima. Il carnevale bergamasco entrato ormai a far parte a pieno diritto di “Carnevalia” l’associazione che raduna i più grandi carnevali storici dell’Italia intera. Ed è tradizione che a regalare ai bergamaschi questi giorni di festa si il “Ducato di Piazza Pontida”. Ma non “carnasciale” (dal latino carnem laxare) la nostra mezza quaresima, piuttosto “car navale”. La “stultifera navis”, la nave dei folli che, per celebrare la fine dell’anno, anno che per gli antichi latini si concludeva alle idi di marzo, si imbarcavano verso l’ignoto. E’ dunque questo il senso dei carri allegorici che domenica 10 marzo sfileranno per le vie del centro cittadino con il loro seguito di figuranti, bande e gruppi mascherati. E, prima della sfilata, il bergamaschissimo “Rasgamènt de la Ègia” che affonda le radici negli antichi riti dionisiaci di purificazione attraverso il fuoco. Va detto però che il 2024 rappresenta un anno memorabile per il Ducato di Piazza Pontida che proprio il 15 marzo prossimo compirà i suoi primi cento anni. Ovvio allora che i festeggiamenti per la mezza quaresima ducale si estendano  anche al genetliaco del sodalizio assumendo un significato più ampio e più completo.

Si parte venerdì 8 marzo, giornata internazionale della Donna, con l’inaugurazione, alle ore 11 presso la residenza Domitys Quarto Verde di via Pinamonte da Brembate, della mostra dei bozzetti raffiguranti la Ègia e realizzati dagli allievi dell’Istituto d’arte Fantoni. All’incontro sarà presente il sociologo dott. Lorenzo Migliorati che coinvolgerà i giovani artisti in una conversazione sulla “Sociologia del Patriarcato”. Sempre venerdì 8 marzo alle 20,30 presso la sala Galmozzi di via Tasso, il prof. Migliorati terrà un incontro aperto a tutti su “Patriarcato. Quali significati sociali” seguito dalla lettura di un testo di Franca Rame eseguita da Giusi Bonacina.

Sabato 9 marzo alle ore 15,30 dalla piazza del Santuario di B.S. Caterina prenderà il via la “Parata della Gioia” (?) che vedrà impegnati, oltre ai gruppi folkloristici orobici, anche i gruppi ospiti “Mammuthones” di Mamoiada (Nu), “Monte Pàtulo” di S. Angelo Romano (Roma) e “Associazione Folklorica Norbensis” di Norma (Lt). L’allegra parata dopo aver sostato all’interno del Parco Suardi davanti alla stele dei tre poeti borghigiani Renzo Avogadri, Giuseppe Mazza e Angelo Pedrali, raggiungerà Piazza Matteotti dove darà vita a un animatissimo spettacolo danzante. Alle ore 19,45, sempre qui, scalata dell’albero della cuccagna da parte degli “Acrobati della Cuccagna” di Villa d’Almè che daranno prova di un’abilità e di una preparazione atletica tale da meritare (o, almeno, ci proveranno) il Guinness World Record. Ma non è tutto. Alle 20,30 è prevista l’esibizione dei gruppi folkloristici ospiti seguita dalla presentazione dei carri che parteciperanno alla sfilata di domenica e dall’elezione de la “Ègia piӧ bèla-miss Oriocenter 2024” che avrà l’onore di accompagnarsi al Duca durante il corteo domenicale. Si procederà poi alla premiazione dei tre bozzetti giudicati migliori dalla giuria ducale. Ed ecco raggiunto il clou della manifestazione con il “Processo alla Ègia” assoluta novità dello storico rasgamento 2024, nato da un’idea del regista Mario Binetti. Processo vero e proprio con tanto di banditore, pubblico ministero e avvocato difensore. Alla fine la Ègia, dichiarata colpevole dai giudici togati, cadrà, dopo la lettura della poesia rasgamentaria che si deve all’indiscusso talento della poetessa ducale Anna Rudelli, sotto i denti affilatissimi della rasga ducale e sarà, come merita, data alle fiamme.

Domenica 10 marzo, come da tradizione, alle ore 15,00, partirà dall’inizio di via Papa Giovanni, la “Sfilata di Mezza Quaresima 2024” che si scioglierà in via Zendrini a conclusione di una “tre giorni” all’insegna della più autentica bergamaschità. 


TEMA RASGAMENTO 2024

 

AL ROGO… AL ROGO!

LA CATTIVA EDUCAZIONE PATRIARCALE

 

“Io non sono femminista. Cosa sono poi il patriarcato e l’educazione patriarcale? Credo proprio che non mi riguardino. E neanche mi interessano.” Frasi come queste si sentono pronunciare praticamente ogni giorno. E sono proprio le donne a pronunciarle. Non donne sciocche o con l’età della Maresana. Al contrario. Donne giovani, simpatiche. Intelligenti. E allora ti cadono le braccia. O forse no. Forse basta una piccola spiegazione. Ecco qua.  Il patriarcato è un sistema sociale in cui gli uomini, grazie al loro genere, cioè perché maschi, detengono il potere in famiglia e nella società con tutti i privilegi che ne conseguono. Ora non possiamo dire che nella società moderna questo sia ancora il comportamento più diffuso, ma è certo che molti uomini dei nostri giorni si comportano ancora come quei padri che, in un passato neanche tanto remoto, erano i decisori assoluti del destino delle donne e governavano in casa imponendo violenza e sopraffazione. Impartivano così (e impartiscono ancora) ai figli maschi una cattiva educazione patriarcale. Ed è proprio alla “Cattiva educazione patriarcale” che il Ducato di Piazza Pontida ha deciso di dare il volto perfido della “Ègia” che sarà data al rogo sabato 9 marzo prossimo nel tradizionale rasgamento. Una scelta coraggiosa ma doverosa. Un argomento di scottante attualità e di grande delicatezza, affrontato come sempre col sorriso sulle labbra in perfetto stile ducale, ma senza dimenticare che in molte famiglie considerate moderne sono ancora i padri (da cui il termine patriarcato), e dopo di loro i fratelli, i mariti, i figli che decidono cosa una donna può o non può fare, come deve vestirsi e quanta libertà ha. E tutto questo avviene fin dai primi anni di vita. I vestiti, i giocattoli, i colori e perfino i libri dei bambini sono divisi tra cose “da maschi” e cose “da femmine”. Alle bambine si regalano le bambole perché imparino a fare le mamme, ai maschi le macchinine, i camion, gli aerei perché imparino a fare gli autisti e i piloti o i soldatini per giocare alla guerra. Si insegna alle bambine a stare composte, a non mettersi troppo in mostra, a non usare comportamenti provocatori. Ma tutto questo è escluso dalle raccomandazioni che si fanno ai maschi. A loro, casomai, si insegna a non piangere, a non fare “la femminuccia”, a considerarsi forti, duri, “superiori”. E questi stereotipi continuano, ovviamente, anche nell’età adulta. Qualche esempio? In ambito lavorativo, a parità di mansioni, le donne guadagnano meno degli uomini e, rispetto ai colleghi maschi, hanno maggior difficoltà a trovare lavoro perché potrebbero rimanere incinte. Le donne subiscono molestie sia sul posto di lavoro che per strada, sono oggetto di battute sessiste e spesso il loro ruolo non è riconosciuto (“non vado da un medico donna”). In famiglia le donne, e solo loro, sono deputate a soddisfare le esigenze degli uomini e dei loro figli e all’assistenza di anziani e malati. Il patriarcato passa anche dalla lingua. Si pensi all’utilizzo del maschile per molti ruoli o professioni (il Presidente, il Prefetto, il Dottore). Dunque è indispensabile che tutti ci impegniamo a scardinare i presupposti del patriarcato poiché questo, d’altra parte, ignorando le tendenze e il carattere di ciascuno, obbliga i maschi a comportarsi da “macho”, per dimostrarsi uomini veri e impedisce loro di esternare le proprie emozioni. Dunque il patriarcato è dannoso per tutti. Ma gli uomini (i maschi, intendo) sembrano non accorgersene. Già. Non è facile rinunciare ai privilegi. Eppure quella patriarcale è la dominazione più longeva della storia e, nel tempo, si è alimentata e rafforzata proprio con il silenzio di noi donne. E’ così che ha continuato a crescere. Si è consolidata, sedimentata ed è arrivata, partendo da lontano, fino ai giorni nostri. E proprio le donne hanno accettato da sempre passivamente la loro situazione di subalternità e hanno impartito ai loro figli la stessa cattiva educazione patriarcale che avevano ricevuto in famiglia. Sembra incredibile ma ancora oggi la dinamica del silenzio femminile esiste ed è attiva. Molte donne non dicono. Non raccontano. Perché ci sono uomini che non vogliono sentire. Per questo la “Cattiva Educazione Patriarcale” brucerà sul rogo voluto dal Ducato. Forse grazie anche al tradizionale “rasgamento” qualcuna di noi che fino ad ora non ha osato, comincerà a dire la sua ad alta voce. Se il patriarcato si nutre di silenzi allora parliamo. Non siamo sole. La lotta contro il patriarcato e la cattiva educazione patriarcale è cominciata. Ci riguarda tutti. Uomini e donne. Lo sappiamo. Il cammino sarà lungo, faticoso, doloroso. E intanto rimangono a terra i corpi delle donne (troppe) che il patriarcato lo hanno sfidato, contrastato. Messo in crisi con i loro no e le loro scelte di autonomia. Ma ci hanno aperto la strada.


La spiegazione del proprio disegno da parte di Penelope Devasini

Il mio disegno è ispirato dai cartoni animati degli anni ‘30 caratterizzati dai colori bianco e nero e dalle figure molto espressive. Ho inserito al centro la vecchia camuffata da uomo, infatti ha indosso una maschera con dei baffi, una lunga cravatta nera e delle scarpe da uomo. Ella sta schiacciando col piede destro due donne più piccole che cercano di non venire calpestate, ribellandosi. Nell’angolo sinistro si trova una ragazza vestita da cameriera, incosciente a terra e appoggiata al muro. Nell’angolo destro invece possiamo trovare due maschi, uno di mezza età con un’espressione compiaciuta e un altro più giovane nell’atto di scappare via dall’altra direzione con aria innocente. Sullo sfondo ho disegnato una tipica cittadina degli anni ‘30 in lontananza, colorata però con dei grigi più chiari rispetto al resto del disegno.

Ho scelto uno stile che richiamasse al passato perché il patriarcato a quei tempi era più frequente ed è un modo per dire che per andare avanti nel futuro bisogna lasciare i brutti vizi nel passato, senza ripetere gli stessi errori. Visto che si brucerà la vecchia ho pensato di realizzarla più “maschile” come per dare un significato di “bruciare il patriarcato”. Le donne le ho realizzate colorate e non del tutto bianco e nere perché lottano per i loro diritti e quindi puntano al futuro, ribellandosi e cambiando il loro destino. Ma la parte più importante sono le loro scarpe, colorate di rosso perché simbolo della donna, infatti vengono sempre utilizzate nella giornata delle donne, contro il patriarcato. Ho scelto poi di fare un ragazzo che cammina dall’altra direzione fischiettando per richiamare tutte quelle persone che ignorano l’esistenza del patriarcato e fanno finta di essere innocenti, cosa molto sbagliata e da cui non bisogna prendere esempio.

Il disegno l’ho realizzato con matite, matite colorate, pennarelli ad alcool e due tipi diversi di rapidi.

Per concludere, il messaggio che voglio trasmettere attraverso il mio lavoro è quello di realizzare un futuro equilibrato da entrambi i sessi senza mettere in difficoltà le donne come quando si faceva in passato, abolendo del tutto il patriarcato.

Penelope Devasini

REGISTRO UNICO NAZIONALE DEL TERZO SETTORE DI REGIONE LOMBARDIA

DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE COMUNE DI BERGAMO

CONSIGLIO CORONA & SENATO DUCALE

SENATO DUCALE

CONSIGLIO DELLA CORONA

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