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Brasca Ü IX Duca di Piazza Pontida

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Brasca Ü IX Duca di Piazza Pontida

Francesco Barbieri da ottobre 1989 a marzo 1999

Francesco Barbieri - X Duca di Piazza Pontida

Conobbi Francesco Barbieri negli anni '70, quando sedemmo insieme nel consiglio di Italia Nostra, dove si raccoglievano e vagliavano le segnalazioni degli abusi, che cominciavano a diffondersi in tutto il Paese negli anni del primo benessere economico. Nella sua qualità di giornalista, Barbieri si prestava a pennello nel tenere i rapporti con la stampa cittadina e regionale, e per la stesura delle denunce concernenti tali abusi od i mancati interventi a difesa del patrimonio artistico e culturale.
In seguito, per i rispettivi impegni professionali, lo rividi solo occasionalmente, fino a quando non riapparve all'orizzonte del Ducato di Piazza Pontida. Francesco Barbieri aveva tutti i requisiti per vestire i panni di un autentico Duca, a cominciare dal "physique du rôle", in ciò secondo solo all'insuperabile PICHETÙ I: una statura tra quella del granatiere e quella del corazziere, una fronte resa più ampia da un principio di calvizie, cui facevano corona soffici capelli alla Riccardo Cuor di Leone ed un viso solcato da due imponenti baffoni all'Umberta, solido piedestallo ad un naso dal taglio volitivo.
Si potrebbe così pensare ad un Duca formato gladiatore, sempre pronto a menar fendenti a destra ed a manca. Invece nulla di ciò: Barbieri era un uomo tollerante, ma ancor più un uomo conciliante, che con tenacia e pazienza cercava sempre soluzioni pacifiche a qualunque diatriba dovesse insorgere, e quasi sempre riusciva nell'intento.
Durante il suo mandato, quasi decennale, si possono contare sulle dita di una mano le volte in cui s'infuriò di brutto, al punto di pestare i pugni sul tavolo, o in cui si vide costretto, seppure con rammarico, ad allontanare quelli che remavano contro; confortato, in queste circostanze spiacevoli, dalla solidarietà di tutti i più stretti collaboratori.
Rifuggiva, per principio, dalla formazione di compartimenti stagni anche se, per quanto concerneva la preparazione e la realizzazione delle molteplici attività ducali, stabiliva per ognuno competenze e responsabilità chiare e ben precise; ma niente circoli chiusi o riservati.
E altresì significativo il fatto che in oltre 35 anni di giornalismo, praticato in un periodo non certo tranquillo, come quello caratterizzato dalla contestazione e dalle Brigate rosse, Francesco Barbieri non sia mai stato raggiunto da una querela.

Ciò sta a dimostrare lo scrupolo professionale in tema di verità, fedele interprete del giovanneo "cercate ciò che unisce e non ciò che divide".Giopì fino al 1990
Francesco Barbieri venne eletto una prima volta al sommo scanno ducale nel 1989 e rieletto per altre tre volte, a conferma di una crescente stima ed ammirazione che si catturò nel vasto ambito del Ducato ed anche fuori.
Fu solennemente incoronato Duca durante un sontuoso banchetto al Cristal Palace, ove sibi imposuit nomen BRASCA Ü a ricordo dello pseudonimo col quale usava firmare gli elzeviri che pubblicava sul quotidiano serale di Milano LA NOTTE. Purtroppo, l'ultima nomina gli fu fatale, poiché un grave disturbo cardiaco ce lo rapì poche settimane dopo la sua quarta elezione, nel pieno delle risorse fisiche ed intellettuali. Tuttavia, nei suoi precedenti nove anni di regno, ebbe tempo e modo di realizzare cose più che egregie.
Forte della sua esperienza di giornalista, dedicò la prima attenzione alla quindicinale "confezione" del GIOPÌ, cercando di rendere più omogenei e di attualità i contenuti delle varie pagine, arricchendole di caricature e fotografie; curò la titolazione, occhielli e sottotitoli dei vari articoli, in modo da dare un rapido flash del loro contenuto.
Fu per tutti noi un grande maestro nell'arte del giornalismo, anche se - per la verità - non tutti i collaboratori ne fecero adeguato tesoro (ivi compreso il sottoscritto). In particolare lo assillò il pallino di cambiare la testata del GIOPÌ. Se ne discusse a lungo nella cerchia dei collaboratori, in grande maggioranza favorevoli, mentre la sparuta minoranza, decisamente contraria, era costituita (guarda caso) dagli esponenti più vetusti di tutto il Ducato.
Qugiopì set 90esta contrarietà trovava la sua motivazione in un tenace e quasi ostinato a quella testata creata nel lontano 1984 dai tre fondatori del giornale: Teodoro Piazzoli, Benvenuto Trezzini e Annibali Casartelli, e fortemente caratterizzata da quella "capa del GIOPÌ ", indovinatissima caricatura del pittore Alberto Maironi, che fu tra l'altro autore, insieme col fratello Cesare, della bronzea statua dedicata a Giuseppe Garibaldi, ora collocata alla Rotonda dei Mille. La nuova testata fu commissionata al grafico ducale Vania Russo che, per la verità, fece un ottimo lavoro, molto apprezzato anche dai nostalgici, pur se tali rimasero. Insieme ad una indiscussa esperienza giornalistica, Barbieri ha portato nel Ducato anche una rispettabile esperienza di pubblico amministratore per la sua partecipazione al Consiglio comunale di Bergamo - per parte liberale - durante l'amministrazione Zaccarelli, nonché di membro del Consiglio della MIA, Opera Pia Misericordia Maggiore.
Abbiamo già ricordato, nel brano dedicato al Duca Andrea Gibellini, i motivi considerati risibili dal comune buon senso - che avevano costretto a snaturare l'aulico Statuto ducale, steso dal Vice Duca del tempo, avv. Costantino Simoncini, apparso troppo lacunoso dei prescritti requisiti burocratici. Dopo pochi anni di vita, anche lo statuto siglato dal dott. Gibellini venne ritenuto di scadente profilo burocratico e pertanto nuovamente cassato.
Ammaestrato dalle due precedenti esperienze, il Duca Brasca decise che - in stretta collaborazione col Duca Vicario in carica dott. Goggi (già estensore di un primo statuto apparso sul GIOPÌ del 1966) - avrebbe provveduto alla stesura di una bozza di statuto adeguato per contenuti e forma alle esigenze del Ducato, sottoponendolo quindi al vaglio di un notaio particolarmente competente nella materia, che, lavorando di lima e bulino, avrebbe dato al testo una forma inattaccabile a qualsiasi critica od eccezione di carattere burocratico-fiscale.

E così fu: la bozza del quarto statuto supero il vaglio fiscale, letta ed approvata in apposita riunione del Senato ducale e sottoscritta da tutti i senatori ducali davanti al notaio. Così BRASCA Ü - IX Duca di Piazza Pontida - ha indicato a tutti i suoi successori la strada maestra da seguire per assicurare al Ducato l'elisir di lunga vita con un nuovo testo statutario, ma soprattutto col suo personale esempio di rettitudine e di tolleranza.


 

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